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25 agosto 2024 Cave, pietre e picasass: la tradizione della Valceresio in un documentario

 

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 video di: Parco Regionale Campo dei Fiori Official
Con il Progetto "Il Piano Integrato della Cultura "Siti UNESCO e via Francisca: percorsi culturali nel tempo tra il Monte San Giorgio, il Sacro Monte di Varese e la Valle Olona", è stato realizzato un video che racconta il poetico viaggio delle principali pietre da costruzione e decorative utilizzate nell’edilizia storica civile e religiosa monumentale e scultorea cavate nel territorio nordoccidentale della Provincia di Varese, dalla Valceresio all’alta Valle Olona, nel territorio interessato dalla Via Francisca che collega i tre siti Unesco.

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introduzione 00:00:03 -

Viggiù Saltrio Brenno 00:01:53 - 

Malnate 00:08:57 - 

Cuasso al Monte 00:13:24 - 

museo Enrico Butti 00:16:38

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Cave, pietre e picasass: la tradizione della Valceresio in un documentario

VARESE – Un viaggio poetico tra storia e tradizione, che racconta un importante spaccato del territorio del Varesotto, dove i protagonisti erano i picasass, molto più che scalpellini. È lungo diciotto minuti il documentario “La goccia che scava la pietra” (qui spra il video), realizzato dal Parco del Campo dei Fiori nell’ambito del Piano integrato della cultura “Siti Unesco e via Francisca: percorsi culturali nel tempo tra il Monte San Giorgio, il Sacro Monte di Varese e la Valle Olona”.

 

L’epopea dei Picasass

Il video è incentrato sulle principali pietre da costruzione e decorative utilizzate nell’edilizia storica civile e religiosa monumentale e scultorea cavate nel territorio nordoccidentale della Provincia di Varese, dalla Valceresio all’alta Valle Olona, un’area interessata dalla Via Francisca, che collega tre siti Unesco. Il documentario si apre spiegando chi erano i picasass: «Un mestiere antico, tramandato di generazione in generazione. Picasass, picapreda, scalpellin, marmuritt. Sono tutti nomi per indicare chi, tra la Valceresio e la Valle Olona, viveva cavando e lavorando la pietra, con fatica e con sudore». Ma c’era anche chi sapeva trasformarlo in arte, come Enrico Butti da Viggiù, la cui figura viene celebrata nel video.

Dalle cave a Milano

Il documentario elenca le diverse tipologie di pietre presenti sul territorio, a partire dalla Valceresio con quelle di Viggiù, Saltrio e Brenno, nonché spiega come avveniva l’estrazione nelle cave per poi illustrare l’utilizzo del materiale. «Nei paesi – racconta la voce narrante – ogni cortile era un’officina di belle arti, in cui si udiva un costante e assordante picchiettio di scalpelli intenti a plasmare la pietra e a sbozzare i manufatti». Attrezzi ora esposti al Museo dei Picasass di Viggiù. Dalle rive del Ceresio il materiale veniva caricato su barconi che attraverso il fiume Tresa arrivavano al Lago Maggiore. Da lì giù fino al Ticino per proseguire sul Naviglio Grande e approdare a Milano. La pietra della Valceresio è stata utilizzata per innumerevoli monumenti religiosi e civili sul territorio, dal Sacro Monte di Varese fino a Lugano, alla metropoli meneghina e anche a Genova.

Molera e porfido rosso

Ma la pietra non ha caratterizzato solo la storia della Valceresio: il video mostra le affascinanti immagini delle cave di Molera di Malnate dove si estraeva l’omonima roccia, diventate monumento naturale nel 2015. Se ne ricorda l’utilizzo in diversi edifici sul territorio e in tutto il Ducato di Milano. Anche in questo caso le vie d’acqua erano fondamentali per il trasporto, con i grandi blocchi di pietra portati con carri fino al Lago di Varese e da qui con chiatte sul Bardello, fino al Lago Maggiore e poi a Milano. Quindi il porfido rosso di Cuasso al Monte, il “Matusalemme” delle pietre da costruzione dell’area con oltre 250 milioni di anni. Un materiale unico in Europa per colore, durezza e resistenza agli agenti atmosferici, usato sul territorio nella Badia di San Gemolo a Ganna e come pavimentazione per le strade.

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