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Rassegna GOCCE 2018
giovedì 8 marzo - ore 21
Arci RAGTIME presenta
Compagnia ATIR in
UTOYA
con Arianna Scommegna e Mattia Fabris
Regia di Serena Sinigaglia Scena di Maria Spazzi Uno spettacolo di Edoardo Erba Con la consulenza di Luca Mariani, autore di “Il silenzio sugli innocenti”
Tutto è cominciato con un libro, “Il silenzio sugli innocenti”. L’autore è Luca Mariani, un giornalista che sa fare bene il suo mestiere, uno che non si ferma alle prime risposte, che chiede, insiste, cerca, non si arrende. È il 22 luglio 2011, siamo in Norvegia. Anders Behring Breivik, “il mostro”, scatena l’inferno. Otto morti con un’autobomba a Oslo, un diversivo e poi il vero obbiettivo: 69 ragazzi laburisti uccisi uno a uno nell’isola di Utøya, il ‘paradiso nordico’, sede storica dei campeggi estivi dei giovani socialisti di tutto il mondo. Avevo rimosso quei fatti. Perché? Leggevo il libro di Mariani e mi chiedevo come fosse stato possibile che avessi dimenticato una strage tanto grave avvenuta nel cuore di un’Europa in teoria in pace, in teoria unita. Avevo l’impressione che tutto fosse avvenuto molti anni fa e invece era il 2011, l’altro ieri, insomma. Perché avevo dimenticato? La risposta non ha tardato ad arrivare. La narrazione che i media mi avevano restituito era stata distorta quando non faziosa e arbitraria: una delle tante tragedie che “pazzi” armati possono causare, come quelle che succedono spesso in America. Insomma quel genere di fatti per cui scuoti la testa e poi passi oltre fino appunto a dimenticartene. Niente di più sbagliato. Scoprivo che se di follia si era trattato, si trattava di tutto un altro tipo di follia. Che la strage era stata pianificata per anni con lucidità e coscienziosità al limite del maniacale e che non era contro un obbiettivo a caso ma contro il cuore delle giovani “promesse” del socialismo europeo. Era una strage politica. Questa storia arriva al cuore di alcune delle ferite più profonde che dilaniano il mondo oggi e le nostre vite. Quando ho finito il libro, ho sentito forte in me il desiderio che probabilmente ha animato l’autore stesso: bisogna parlare di queste cose, bisogna rifletterci, bisogna farle risuonare nei nostri cuori e nelle nostre vite che non scrivono la Storia ma la vivono, nolente o volente, tutti i santi giorni. Utoya è il tentativo di fare memoria e denuncia senza fare “teatro civile”. Utoya è a pieno titolo una tragedia contemporanea. Guardare ad essa è come guardare a Medea, a Edipo, a Baccanti, con la sola differenza che quanto qui vi viene narrato è accaduto davvero e proprio davanti ai nostri occhi, in una calda giornata di Luglio di pochi, pochissimi anni fa. E a pensarci bene, forse, potrebbe ancora accadere se non facciamo attenzione a chi siamo, a quale società stiamo contribuendo a costruire…se non facciamo attenzione, molta attenzione, al mondo che vogliamo lasciare in mano ai nostri figli. (Serena Sinigaglia)
Ingresso € 17,00 - ridotto € 15,00 - studenti € 12,00
Per informazioni e prenotazioni:
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